
Zamboni potrà eseguire solo trapianti
FAUSTO ZAMBONI
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La misura, chiesta dal pm che indaga sulla morte di una donna, è sospesa in attesa che si pronunci la Cassazione
Il medico è indagato per omicidio colposo: nel 2008 avrebbe ritardato l'intervento sulla paziente poi deceduta. Il provvedimento cautelare non è esecutivo: l'ultima parola spetta alla Suprema Corte.
Sotto inchiesta per omicidio colposo rischia di non poter più entrare in sala operatoria per eseguire interventi di routine e di dover lasciare la direzione del reparto, anche se potrà comunque continuare a dedicarsi ai trapianti.
PRIMARIO SOSPESO Con una decisione clamorosa il Tribunale del Riesame di Cagliari, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Maria Virginia Boi, ha interdetto il dottor Fausto Zamboni, 49 anni, primario della Chirurgia generale del Brotzu, dall'attività medica ordinaria. La misura cautelare resterà però sospesa sino a quando sullo spinosissimo caso non si pronuncerà anche la Cassazione. Ma se anche i giudici della Suprema Corte dovessero avallare il provvedimento, allora per il noto medico, luminare dei trapianti di fegato, scatterebbe il divieto di proseguire la normale attività professionale nel reparto da lui diretto.
DONNA MORTA La richiesta d'interdizione, una vera rarità nelle inchieste sulle colpe mediche, è legata al caso di una donna deceduta il 16 agosto del 2008 al Brotzu, per il quale Zamboni risulta indagato con l'accusa di omicidio colposo insieme ad altri tre medici dell'ospedale. Wilma Angela Carboni, 47 anni, cagliaritana, si era presentata nel nosocomio per una occlusione intestinale. Ricoverata nel reparto di chirurgia era stata operata l'8 agosto. A esserle fatale, stando agli esiti dell'autopsia, era stata una grave complicanza: del materiale enterico era entrato nei polmoni causando una sorta di soffocamento.
L'INCHIESTA Dopo la denuncia dei familiari della donna, tutelati dall'avvocato Emanuele Matta, la Procura della Repubblica aveva immediatamente aperto un'inchiesta sul chirurgo che l'aveva operata e sugli anestesisti (la cui posizione è stata archiviata), disponendo anche una consulenza. E proprio l'esito della perizia ha innescato la richiesta di sospensione di Zamboni: per gli esperti del pm la donna si sarebbe infatti salvata se si fosse intervenuti in tempi rapidi. Insomma, la responsabilità del primario, che non partecipò all'intervento (quel giorno era in ferie), sarebbe stata quella di non aver ordinato subito l'operazione, che fu eseguita solo otto giorni dopo il ricovero, quando il quadro clinico della paziente sarebbe stato ormai compromesso.
IL NO DEL GIP Una ricostruzione contestata dal legale del professionista, l'avvocato Patrizio Rovelli, il quale si era aggiudicato il primo round, visto che nelle scorse settimane il Gip Roberto Cau aveva rigettato la richiesta di applicazione della misura interdittiva, ritenendo che non esistessero i presupposti. A quel punto però il magistrato requirente ha fatto ricorso al tribunale del Riesame presieduto da Massimo Poddighe, che ieri mattina, a sorpresa, gli ha dato ragione.
L'ECCEZIONE Resta infine da capire perché la Procura abbia chiesto l'interdizione di Zamboni dall'attività chirurgica ordinaria (citando nel ricorso anche altre inchieste simili in cui è indagato, una delle quali è già approdata in aula) ma non anche da quella super-specialistica dei trapianti di fegato. Quasi a intendere - ma è solo un sospetto - che nell'ottica dell'accusa non siano in discussione le capacità professionali del noto primario, quanto piuttosto la sua adeguatezza a dirigere, organizzare e far funzionare il reparto. Ora la parola passa alla Cassazione.
MASSIMO LEDDA
Giovedì 22 aprile 2010 12.19
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Il mago del bisturi non può operare
Cinque casi di malasanità per Zambonidi Fabio Manca
FAUSTO ZAMBONI
Sono cinque i casi di presunta malasanità che coinvolgono Fausto Zamboni, mago dei trapianti di fegato e primario del reparto di Chirurgia generale del Brotzu. Lo si evince dalla richiesta di sospensione dall’attività chirurgica ordinaria richiesta dal pm che conduce l’inchiesta, Maria Virginia Boi, e accolta mercoledì dal giudice del riesame Massimo Poddighe.
La magistratura ha esaminato una serie di casi clinici a partire dal 2002 ed ha concluso che Zamboni è in grado di effettuare interventi ad alta specializzazione come i trapianti – sui quali vanta una delle percentuali di sopravvivenza più alte d’Italia – ma non ha le capacità di eseguire interventi semplici né di gestire il reparto. Per il pm il chirurgo bresciano sarebbe addirittura “pericoloso socialmente”.
Ma nonostante le gravi accuse, tutte da provare, molti si sono schierati dalla sua parte. I 150 trapiantati di fegato, che per lunedì hanno annunciato una manifestazione di solidarietà al Brotzu, parte dei colleghi (“è un uomo che salva le vite, non un chirurgo che semina morte”), la stessa direzione del San Michele, che “nel rispettare l’operato della Magistratura e in attesa di leggere le motivazioni della sentenza del Tribunale del Riesame di Cagliari, conferma la sua piena e totale fiducia al dottor Fausto Zamboni”.
Dure le accuse di Franco Meloni, consigliere regionale del Pdl, l’uomo che da direttore generale del Brotzu, nel 2003 portò Zamboni a Cagliari per far decollare l’attività dei trapianti: “La verità è che qui si sono saldati interessi che chi opera nella sanità conosce benissimo. Zamboni è un grande chirurgo e dà fastidio, increspa le acque stagnanti del mare della chirurgia cagliaritana che da decenni governa il sistema. E’ venuto fuori senza chiedere il permesso ai vecchi baroni e questo non poteva essere accettato”.
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Anziano morto, 'assolto' Fausto Zamboni
FAUSTO ZAMBONI
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I periti nominati dal gip difendono l'operato del primario di Chirurgia del Brotzu
Scelta terapeutica corretta, dimissioni decise con prudenza, rischio di morte aumentato del 10 per cento. Queste le conclusioni dei periti Gianfranco Lemmo e Francesco Dubolino nominati dal gip Ermengarda Ferrarese per valutare l'operato del primario di Chirurgia d'urgenza del Brotzu Fausto Zamboni.
Davanti ai consulenti dell'accusa e della difesa ieri mattina i due esperti hanno motivato la corposa perizia che scagiona il re dei trapianti di fegato dall'accusa di omicidio colposo in relazione alla fine del pensionato affetto da neoplasia gastrica, Luigi Melis, 73 anni, morto il 25 gennaio 2007, due mesi dopo l'ultimo ricovero al Brotzu. Nel giro di quattro mesi il paziente era stato sottoposto a dodici interventi chirurgici.
«Solitamente si procede con un altro tipo di intervento», scrivono i periti, «ma la scelta terapeutica adottata era comunque un'opzione tecnica percorribile». E ancora: le dimissioni dall'ospedale del 18 luglio 2006, 24 agosto 2006 e 9 ottobre 2006 sono state disposte «con prudenza e diligenza». Quanto alla morte, è stata causata da una setticemia e non da complicanze legate ai molteplici interventi chirurgici, dunque «per decadimento delle condizioni cliniche generali», due mesi dopo l'ultimo ricovero al Brotzu.
Zamboni ha dunque osservato un atteggiamento sanitario «corretto» e, anche se si potrebbero individuare alcuni «elementi di imprudenza, i tempi intercorsi tra le scelte terapeutiche e il decesso non consentono di individuare un chiaro nesso di causalità al di là di ogni ragionevole dubbio». Secondo i periti i dodici interventi chirurgici hanno sì aumentato il rischio di morte ma in percentuali basse: «L'atteggiamento aggressivo, non condiviso dai più anche se praticato in alcuni centri, ha conseguito un aumentato rischio di mortalità ma pari a una percentuale fra il 4 e il 10». Infine: «La documentazione agli atti non consente di richiamare elementi certi di malasanità».
La discussione con i consulenti del pm Maria Virginia Boi (Marino Cagetti e Roberto Demontis) e quelli della difesa (Francesco Viglino e Mauro Salizzoni), proseguirà il 21 settembre.
La settimana scorsa un altro gip, Roberto Cau, sempre su richiesta della difesa di Zamboni, ha affidato l'incarico a un esperto per far luce su un altro caso di malasanità imputato a Zamboni, quello per cui il pm ha ottenuto dal Tribunale del riesame l'interdizione del primario dall'attività chirurgica per due mesi, decisione sospesa in attesa del ricorso per Cassazione.
Martedì 29 giugno 2010 07.50
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Questo sito dovrebbe riportare solo i casi dei medici condannati. L'innocenza si deve presumere fino alla condanna.
RispondiEliminaNel caso del Dott. Zamboni (vedi sentenza della Cassazione del 17 febbraio 2011 e articolo dell'Unione Sarda http://www.aslsassari.it/documenti/1_45_20110217103935.pdf)
la Cassazione ha cassato SENZA RINVIO la misura cautelare. Inoltre il primo caso si è concluso con una assoluzione piena. Venite a vedere la situazione ospedaliera in Sardegna dove i poteri forti danno contro agli stranieri, soprattutto quelli capaci. Per essere seri questi blog dovrebbero riportare TUTTI i fatti e non solo quelli che piacciono. Ogni tanto anche qualche medico merita delle scuse. Michela Brocca