
Abusi sessuali: condannato medico a 3 anni e 8 mesi, sorpreso da microcamere mentre le violentava le sue giovani pazienti
CASSAZIONE. L’arresto del noto medico senologo avvenne nell’autunno 2000 da parte dei carabinieri dei Nas
Abusò delle pazienti Rotunno è colpevole
La sentenza a 3 anni 8 mesi di reclusione è definitiva. Concordi le Sezioni unite. Violentò donne giovani e carine. A giorni entrerà in carcere?
Ivano Tolettini
Stavolta sono stati ben nove giudici, cioè la corte di Cassazione a sezioni unite, a mettere con le spalle al muro davanti alle sue perversioni sessuali il medico senologo Luca Rotunno che abusò di numerose pazienti giovani, e rigorosamente carine, all’ospedale San Bortolo. Era l’ottobre 2000 quando i carabinieri del Nas di Padova entrarono in azione arrestando il conosciuto, e fino allora stimato, professionista.
Fu una cattura choc. Da ieri pomeriggio alle 16.45 la sentenza a 3 anni 8 mesi di reclusione emessa dal gup Massimo Gerace il 6 aprile 2005, motivata dal collega Marco Benatti il 6 gennaio 2006 perché Gerace si era ammalato, confermata dalla corte d’appello di Venezia presieduta da Sandro Mertz il 27 giugno 2007, è diventata definitiva.
Considerato che il reato di violenza sessuale non è coperto dal condono e che finora le parti civili non sono state liquidate per i 116 mila euro di risarcimento confermati anche ieri, a giorni il medico potrebbe essere colpito dall’ordine di carcerazione ed essere trasferito in prigione a scontare la pena. È quello che chiedono per il suo perfido e squallido comportamento le parti civili costituite con gli avvocati Matteo, Stefania e Paolo De Meo, Fernando Cogolato, Aurora Marangoni, Paolo Mele jr. e Lino Roetta, che si avvalsero della consulenza tecnica di Maria Luisa Sgrò.
La Suprema corte presieduta da Vincenzo Carbone ha respinto il doppio ricorso presentato dagli avvocati Franco Coppi e Giovanni Aricò di Roma. Il primo riguardava la circostanza che il giudice che ha scritto le motivazioni non è lo stesso del verdetto.
Il secondo di legittimità sulla correttezza dell’applicazione della legge da parte dei magistrati di primo e secondo grado che hanno ritenuto Rotunno un gaglioffo criminale che nascondendosi dietro pratiche mediche come l’analisi dei linfonodi per scorprire eventuali tumori, in realtà coltivava la sua segreta e turpe passione: compiere atti sessuali sulle pazienti con penetrazioni anali con le dita e con dilatatori, palpeggiamenti delle natiche, una penetrazione vaginale con le dita e massaggi al seno.
Il procuratore generale Giovanni Palombarini ha chiesto ai giudici del massimo grado del nostro ordinamento che fosse confermata in pieno l’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Giorgio Falcone che nell’estate 2000 ordinò ai carabinieri del luogotenente Umberto Santone di sistemare delle microtelecamere e delle cimici nello studio di Rotunno all’ospedale San Bortolo per valutare l’attendibilità dei sospetti. Le registrazioni visive e sonore furono inequivocabili. Talune espressioni usate dal medico per “mettere a suo agio le pazienti” («fammi vedere il tuo culetto…sai che è carino, è proprio bello eh!… ce l’hai il ragazzo? Sì…una bella ragazza come te…ti ha visitato nessuno prima?…ho l’esclusiva? …L’unico che posso accedere proprio dentro…guarda che bel culo che hai… hai un fisico cavolo…devo sculacciarti») denotavano inclinazioni poco scientifiche.
Rotunno senza alcuna giustificazione medica, almeno in alcuni casi, aveva somministrato dilatatori anali, non si era messo i guanti e visitava da solo, senza la presenza dell’infermiera, le pazienti più ambite. Per le quali, scrivono i giudici, «appare dimostrata e significativa sotto il profilo della prova la circostanza che la ripetizione a breve distanza di tempo delle visite non aveva riguardato patologie significative», tenuto conto che la durata delle visite – spesso nel tardo pomeriggio e di sera – era sproporzionata alle esigenze diagnostiche. Delle 200 donne che visitò tra luglio e settembre 2000, le uniche sottoposte all’esplorazione del sedere erano state le parti offese: tutte carine. Un’esclusiva maniacale da galera.(Il Giornale di Vicenza)
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