Perugia, analisi gratis in ospedale
150 sanitari sotto indagine
PERUGIA - L’ospedale di Perugia è la punta dell’iceberg, ma l’inchiesta dei Nas, che qualcuno chiama Parentopoli perché con la truffa delle analisi c’è chi non ha fatto pagare il ticket a parenti e amici, alza il tono.E dopo il medico urologo dell’ospedale di Perugia, batte altri colpi importanti.
Quel medico accusato di peculato, truffa aggravata e abuso d’ufficio non sarà solo nelle informative che partiranno per le procure dell’Umbria. Perché una prima contabilità dell’inchiesta racconta che sono almeno centocinquanta i sanitari sotto indagine, medici e infermieri. Colpevoli, almeno fino a questo punto dell’inchiesta, di aver aperto le porte del servizio sanitario pubblico senza far pagare il ticket.
Magari qualcuno è riuscito a infilare anche le proprie analisi in quelle che mai hanno portato un euro nelle casse delle varie aziende sanitarie regionali.
Già i soldi. Se per il caso più eclatante dell’ospedale di Perugia i carabinieri del Nas hanno contabilizzato un danno di 40mila euro (sono stati trecento i pazienti che non hanno mai pagato il ticket), la moltiplicazione delle prestazioni mai pagate, delle analisi evase e i day -hospital col trucco, potrebbero far salire il conto del danno per le casse della sanità regionale a qualche centinaio di migliaia di euro. Una tombola in tempo di spending review e di corsa al risparmio che deve far riflettere sulla leggerezza di chi, magari senza pensarci troppo, ha aperto le porte degli ospedali ai favori sottobanco.
I centocinquanta che finiscono sotto indagine(medici e infermieri) arrivano dagli ospedali di quasi tutta l’Umbria. Visto che gli uomini del capitano Marco Vetrulli hanno trovato riscontri al sospetto non solo a Perugia, ma anche nei presidii di Foligno, Città di Castello, Castiglione del Lago, Orvieto e Terni. Dubbi prima e riscontri poi che sono stati certificati dopo l’esame di migliaia di prestazioni. Passate al setaccio incrociando i registri dei reparti in cui vengono segnati gli esami eseguiti e le prenotazioni al Cup. Proprio il fatto che non c’erano le impegnative dei medici che richiedono la prestazione (e quindi nessuno aveva pagato il ticket) ha fatto scattare il sospetto e l’indagine. Che si sarebbe mossa su indicazioni precise di quello che, per qualcuno, era una sorta di sistema: trovare il modo per non far pagare le analisi e anche altre prestazioni ambulatoriali a parenti e amici. O ai pazienti, come il caso di Perugia, che pagavano le viste per l’attività privata del medico e ottenevano gli esami gratis. Cioè a spese del sistema sanitario regionale.
Tra le migliaia di prestazioni che sono finite sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del Nucleo tutela della salute, anche i ricoveri in day hospital. Quelli diagnostici sono diventati il passepartout per l’ipotesi della truffa che galleggia su Parentopoli. Perché chi non aveva bisogno del ricovero ma poteva tranquillamente effettuare la prestazione ambulatoriale facendo la fila e pagando il ticket, sarebbe riuscito ad ottenere il vantaggio di un ricovero-sprint per effettuare gli esami diagnostici (senza sborsare un euro) con la copertura di una micro urgenza. Ed è forse questa parte dell’inchiesta che permetterà di scoprire il maggior danno ai bilanci delle aziende sanitarie in cui i carabinieri del Nas hanno effettuato accertamenti e trovato riscontri che hanno fatto entrare nell’indagine almeno 150 tra personale medico e infermieristico.
Intanto, Catiuscia Marini, presidente della Regione, a margine dell’incontro all’ospedale di Città di Castello sulla riforma della sanità umbra ha rilasciato su sollecitazione un commento sull’inchiesta del Nas sulle analisi facili. «I Nas sono i garanti della qualità dei servizi e dei corretti comportamenti – ha detto –, sono loro la garanzia della salvaguardia. Abbiamo grande fiducia nell’operato e ritiene estremamente utile e positiva l’attività di vigilanza e di controllo che portano avanti. Le inchieste devono fare il proprio corso, noi abbiamo il dovere di sostenere gli organismi di tutela del rispetto delle regole».
Quel medico accusato di peculato, truffa aggravata e abuso d’ufficio non sarà solo nelle informative che partiranno per le procure dell’Umbria. Perché una prima contabilità dell’inchiesta racconta che sono almeno centocinquanta i sanitari sotto indagine, medici e infermieri. Colpevoli, almeno fino a questo punto dell’inchiesta, di aver aperto le porte del servizio sanitario pubblico senza far pagare il ticket.
Magari qualcuno è riuscito a infilare anche le proprie analisi in quelle che mai hanno portato un euro nelle casse delle varie aziende sanitarie regionali.
Già i soldi. Se per il caso più eclatante dell’ospedale di Perugia i carabinieri del Nas hanno contabilizzato un danno di 40mila euro (sono stati trecento i pazienti che non hanno mai pagato il ticket), la moltiplicazione delle prestazioni mai pagate, delle analisi evase e i day -hospital col trucco, potrebbero far salire il conto del danno per le casse della sanità regionale a qualche centinaio di migliaia di euro. Una tombola in tempo di spending review e di corsa al risparmio che deve far riflettere sulla leggerezza di chi, magari senza pensarci troppo, ha aperto le porte degli ospedali ai favori sottobanco.
I centocinquanta che finiscono sotto indagine(medici e infermieri) arrivano dagli ospedali di quasi tutta l’Umbria. Visto che gli uomini del capitano Marco Vetrulli hanno trovato riscontri al sospetto non solo a Perugia, ma anche nei presidii di Foligno, Città di Castello, Castiglione del Lago, Orvieto e Terni. Dubbi prima e riscontri poi che sono stati certificati dopo l’esame di migliaia di prestazioni. Passate al setaccio incrociando i registri dei reparti in cui vengono segnati gli esami eseguiti e le prenotazioni al Cup. Proprio il fatto che non c’erano le impegnative dei medici che richiedono la prestazione (e quindi nessuno aveva pagato il ticket) ha fatto scattare il sospetto e l’indagine. Che si sarebbe mossa su indicazioni precise di quello che, per qualcuno, era una sorta di sistema: trovare il modo per non far pagare le analisi e anche altre prestazioni ambulatoriali a parenti e amici. O ai pazienti, come il caso di Perugia, che pagavano le viste per l’attività privata del medico e ottenevano gli esami gratis. Cioè a spese del sistema sanitario regionale.
Tra le migliaia di prestazioni che sono finite sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del Nucleo tutela della salute, anche i ricoveri in day hospital. Quelli diagnostici sono diventati il passepartout per l’ipotesi della truffa che galleggia su Parentopoli. Perché chi non aveva bisogno del ricovero ma poteva tranquillamente effettuare la prestazione ambulatoriale facendo la fila e pagando il ticket, sarebbe riuscito ad ottenere il vantaggio di un ricovero-sprint per effettuare gli esami diagnostici (senza sborsare un euro) con la copertura di una micro urgenza. Ed è forse questa parte dell’inchiesta che permetterà di scoprire il maggior danno ai bilanci delle aziende sanitarie in cui i carabinieri del Nas hanno effettuato accertamenti e trovato riscontri che hanno fatto entrare nell’indagine almeno 150 tra personale medico e infermieristico.
Intanto, Catiuscia Marini, presidente della Regione, a margine dell’incontro all’ospedale di Città di Castello sulla riforma della sanità umbra ha rilasciato su sollecitazione un commento sull’inchiesta del Nas sulle analisi facili. «I Nas sono i garanti della qualità dei servizi e dei corretti comportamenti – ha detto –, sono loro la garanzia della salvaguardia. Abbiamo grande fiducia nell’operato e ritiene estremamente utile e positiva l’attività di vigilanza e di controllo che portano avanti. Le inchieste devono fare il proprio corso, noi abbiamo il dovere di sostenere gli organismi di tutela del rispetto delle regole».
Martedì 24 Luglio 2012
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