di CLAUDIO BIANCIARDI
FIRENZE - L'accusa ha le dimensioni e il peso di un macigno, la vicenda meno. Perché nel fascicolo piazzato sul tavolo del pubblico ministero fiorentino Francesco Pappalardo si parla di corruzione di un giudice perugino ad opera di un professore universitario medico, per la precisione gastroenterologo. Ma invece di mazzetta, si parla di una collaborazione, mentre il favore è lo scambio di una data. Se non fosse per il “presunto” regalo l'Ateneo non avrebbe alcun ruolo nella vicenda, quasi tutta personale. La promessa al giudice infatti è quella di un incarico all'Ateneo in cambio di un interessamento ad un fascicolo, anzi ad un divorzio. A finire nel registro degli indagati è il giudice onorario Marta Serpolla quale presunto beneficiario della collaborazione universitaria in cambio di un presunto interessamento per la vicenda personale del professor AntonioMorelli, uno dei gastroenterologi più qualificati del panorama sanitario. L'accusa parla di alcuni incontri, tre per la precisione, in cui Morelli avrebbe chiesto (e ottenuto) al giudice di anticipare la data dell'udienza e quindi della sentenza «facendogli commettere - scrive il pubblico ministero fiorentino - un atto contrario al suo dovere d'ufficio».
Il presunto favore sarebbe questo, sempre dalle parole del magistrato: «...il giudice accettava la promessa del Morelli di interessarsi per farle ottenere un incarico d'insegnamento all'Università...». Secondo il magistrato questo incarico sarebbe stato onorato proprio per l'interessamento del professore. Per David Brunelli invece, avvocato di Morelli, la verità è un'altra: «L'accusa formulata nei confronti del professor Antonio Morelli si presenta già in prima battuta completamente inverosimile, perchè oggetto della corruzione sarebbe una promessa - quella dell'interessamento per un incarico di insegnamento all'Università degli Studi di Perugia - al di fuori della disponibilità sia del mio assistito che di suoi colleghi universitari e che pertanto risulta essere, in considerazione delle condizioni e dei requisiti particolari previsti per il conferimento di questo genere di incarichi, impossibile da realizzare». Eppure il processo va avanti.
Continua a pagina 35
Messaggero 13/01/2009
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