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a noi resta la Coscienza in Pace di aver avvisato

venerdì 23 luglio 2010

Condannati per VIOLENZE SESSUALI: dot.GIUSEPPE MASI (6anni),DOMENICO CASALINOVO (8anni) ANTONIO TORCASO,VINCENZO ROPERTO,DEVITO PASQUALE

(nella foto FRANCO PINI)











(nella foto da sx dott. GIUSEPPE MASI e l' infermiere DOMENICO CASALINUOVO)










Violenze sessuali in psichiatria, arrivano le condanne


Lamezia Terme - Erano stati denunciati 19 casi di violenza sessuale da donne ricoverate nel reparto di psichiatria dell'ospedale cittadino, ed erano finiti sott'inchiesta medici e infermieri. Era l'estate del 2007. A meno di tre anni di distanza ieri è arrivata la condanna in appello per lo psichiatra Giuseppe Masi a 6 anni di reclusione, e per l'infermiere Domenico Casalinuovo a 8 anni. Secondo i giudici di secondo grado avrebbero più volte violentato pazienti psicolabili imbottendole prima di tranquillanti. Altri infermieri sono stati condannati per favoreggiamento e minacce a vario titolo: Antonio Torcasio a 2 anni e 4 mesi, Vincenzo Roperto a un anno e Pasquale De Vito a 8 mesi.
Assoluzione per il primario Maria Massimo accusata di aver omesso di controllare come andavano le cose in reparto, che in primo grado era stata condannata a 4 anni, e l'infermiera Mirella Trunzo condannata per favoreggiamento a 4 mesi dal tribunale lamentino presieduto da Giuseppe Spadaro.
Così ha deciso ieri la corte d'appello catanzarese che ha accolto le richieste d'assoluzione dell'avvocato Francesco Gambardella difensore di Massimo e Trunzo, ed in parte la conferma della condanna di primo grado chiesta in aula dal pubblico ministero Eugenio Facciola.
Le indagini sulle violenze nello psichiatrico cominciarono dopo che due pazienti denunciarono le violenze subite alla polizia. Scatto un'indagine molto accurata del commissariato lamentino con intercettazioni di diverso tipo. Il reparto fino all'agosto 2007 fu messo sotto controllo per diversi mesi con l'obiettivo di raccogliere le prove sufficienti per inchiodare il personale che abitualmente prendeva di mira giovani donne mettendole le mani addosso e non solo. Una delle ricoverate confessò alla polizia di avere subito violenze nello stesso reparto da due uomini diversi. Altre raccontarono di essere vittime di vessazioni anche fuori dall'ospedale attraverso telefonate e messaggini.
Solitamente le pazienti, tutte con problemi mentali, venivano rinchiuse in uno stanzino del reparto e sedate con psicofarmaci per poi essere violentate. Comunque diversi periti nel corso del processo hanno certificato l'attendibilità delle testimoni. Una delle quali non avrebbe mai voluto denunciare di avere subito violenza perché aveva vergogna davanti a suo marito.
Dopo la prima denuncia alla polizia le vittime si sono moltiplicate: alcune di loro hanno testimoniato nell'aula del tribunale raccontando alla corte le violenze subite durante la loro degenza nel reparto situato in un'ala distaccata dal corpo centrale dell'ospedale cittadino. In cui soprattutto di notte accadevano gli episodi che sono stati al centro di un'inchiesta sfociata in un processo arrivato al secondo grado di giudizio in tempi da record, considerata la media dei processi penali italiani.
Forze dell'ordine e magistratura hanno fatto un lavoro certosino per raccogliere le prove di quanto avveniva tra le mura dell'ospedale psichiatrico, dove sulla graticola finivano giovani pazienti con problemi mentali che dovevano sopportare gli abusi di parte del personale medico e paramedico. Un reparto degli orrori quello descritto nella sentenza del tribunale. Si vedrà dopo la sostanziale conferma della corte d'appello come si pronuncerà definitivamente la Cassazione.
Qualche mese fa la madre di una delle vittime aveva scritto alla Gazzetta del Sud denunciando la presenze di alcuni degli imputati condannati ancora nel reparto. E la conseguente impossibilità della figlia a ricoverarsi con la paura di altre violenze e comunque di ritorsioni. Una situazione che dopo la condanna in appello si pone con evidenza alla dirigenza dell'Azienda ospedaliera.

http://www.lameziaweb.biz/new.asp?id=11236
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Violenza sessuale in ospedale: tre arresti
Coinvolti un medico e due infermiere. Le violenze commesse su pazienti del reparto di psichiatria


Da sinistra il medico Giuseppe Masi e l'infermiere Franco Pini (Ansa)
LAMEZIA TERME (Calabria) - Un medico e due infermieri in servizio nell'ospedale di Lamezia Terme sono stati arrestati dalla Polizia con l'accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di quattro pazienti ricoverati nella struttura di cura. Gli arrestati sono Giuseppe Masi, di 46 anni, medico, e gli infermieri Domenico Casalinuovo (55), e Franco Pino, (46). Casalinuovo, la cui posizione tra le persone coinvolte nella vicenda è quella più grave, è stato portato in carcere, mentre Masi e Pino si trovano agli arresti domiciliari.
Le violenze, secondo l'accusa, sono iniziate alla fine del 2004 e sono

Franco Pini (Ansa)
andate avanti fino ai giorni scorsi. A denunciare i fatti ad alcuni medici e impiegati dell'ospedale sono state due delle donne violentate. È stata poi informata la Direzione sanitaria dell'ospedale, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme. Secondo quanto è emerso dalle indagini, Casalinuovo avrebbe somministrato sostanze psicotrope alle pazienti che avrebbe violentato. L'indagine, iniziata ad ottobre 2006, ha permesso di accertare il ripertersi degli abusi sessuali.
14 agosto 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/14/violenze_sessuali_ospedale.shtml

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Processo Elettroshock, Abusi sessuali ripetuti nel reparto di psichiatria – Sms erotici alle giovani ricoverate, Perizie affidate a due universitari


LAMEZIA TERME – «Ti morderei le labbra, ti morderei i capezzoli». Queste le parole che ha letto sul display una giovane paziente dello psichiatrico. A inviare il messaggino dal suo cellulare è stato Domenico Casalinuovo, 56 anni, un infermiere che conosceva bene la paziente, le aveva fatto molte avance, e con le buone o con le cattive l’aveva baciata e toccata dapertutto. Pure lo psichiatra Giuseppe Masi, 47 anni, inviava sms a sfondo "amoroso" alle sue giovani pazienti anche dopo che venivano dimesse.
Casalinuovo faceva anche telefonate erotiche alle ragazze che conosceva in quello che sembrava un lupanare più che un reparto per malati di mente. Per avere un’idea basta scorrere gli atti processuali con le accuse pesanti del pubblico ministero Maria Alessandra Ruberto che ha chiesto il rinvio a giudizio di nove persone.
C’è stata una stessa paziente così sfortunata e vessata che avrebbe subito violenze sessuali da due infermieri e un medico. Sulla vicenda che dal ‘94 al 2007 ha coinvolto 19 giovani vittime, tutte donne, ha indagato la polizia di Stato. Gli infermieri di turno agivano soprattutto di notte.
Secondo l’accusa Domenico Casalinuovo e Pasquale De Vito avrebbero immobilizzato una giovane paziente che dormiva su un lettino del reparto e l’avrebbero violentata a turno, approfittando della «loro condizione di autorità derivante dall’esercitato ruolo di infermieri».
Altre ricoverate, tutte con problemi mentali, venivano sedate con iniezioni di benzodiazepina e poi costrette a sottostare a violenze di vario genere. Uno degli imputati costringeva le pazienti a consegnargli le mutandine.
Altri si sedevano sul letto delle ricoverate e pretendevano prestazioni sessuali dalle giovani intontite dai farmaci e praticamente sottomesse. E quando non riuscivano nel loro intento, gli scontenti reagivano sganciando calci e pugni sulle pazienti, che spesso avevano lividi che si sarebbero provocate da solo. Come povere matte.
Ad una di loro che s’era ribellata e gridava, un infermiere avrebbe detto: «Tanto non ti crede nessuno, sei solo una pazza, ti sistemo io». Il processo continua. Quasi tutti gli imputati hanno chiesto il rito abbreviato, e soltanto tre quello ordinario.
Ieri lo psichiatra Roberto Tatarelli, cattedra all’Università "La Sapienza" di Roma e un suo assistente, Gabriele Sani, sono stati nominati periti dal Gup del tribunale lametino Barbara Borelli per accertare le condizioni mentali delle sette ex pazienti dell’ospedale cittadino che hanno denunciato medici e infermieri del reparto psichiatria per avere subito abusi sessuali ripetuti.
Gli imputati sono il medico Giuseppe Masi di 47 anni per violenza sessuale e il primario Maria Antonietta Massimo, 55 anni, per omessa vigilanza. Sotto processo anche sette infermieri in servizio al reparto psichiatrico dell’ospedale: Domenico Casalinuovo, Pasquale De Vito, Franco Pino, Antonio Torcasio e Francesco Scarfò per violenza carnale, Vincenzo Roperto per violenza privata e Mirella Trunzo per favoreggiamento personale.
Gazzetta del sud
http://www.calabrianotizie.it/2008/05/21/processo-elettroshockabusi-sessuali-ripetuti-nel-reparto-di-psichiatria-sms-erotici-alle-giovani-ricoverateperizie-affidate-a-due-universitari/
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Sette condanne per le violenze in ospedale
Sono le condanne di primo grado seguite all’operazione nome in codice "Elettroshock", che avrebbe consentito di far luce su violenze sessuali e non solo, consumate fra le mura del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Lamezia Terme ai danni di diverse donne ricoverate


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prec succ
Lamezia Terme (Catanzaro), 23 febbraio 2009 - Si sono conclusi con sette condanne gli altrettanti giudizi abbreviati sorti in seguito all’operazione nome in codice "Elettroshock", che avrebbe consentito di far luce su violenze sessuali e non solo, consumate fra le mura del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Lamezia Terme ai danni di diverse donne ricoverate.

Il giudice dell’udienza preliminare Barbara Borelli, oggi, ha inflitto pene (così scontate di un terzo) di otto anni di reclusione a Domenico Casalinuovo, 55 anni, e sei anni a Giuseppe Francesco Maria Masi, 46 anni, rispettivamente infermiere e medico in servizio nel reparto, accusati di violenze e abusi gravissimi, e quattro anni a Maria Massimo chiamata, nella sua qualità di primario di Psichiatria, a rispondere della violazione dell’obbligo di impedire gli eventi nonostante, secondo l’accusa, avesse anche ricevuto precise denunce in tal senso.

Il gup, come pene accessorie, ha inflitto a tutti e tre gli imputati l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela. Ai primi due, inoltre, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, che per la Massimo è stata limitata a cinque anni. Da ultimo, i tre imputati dovranno risarcire il danno alle parti civili (solo alcune vittime degli abusi si sono costituite, con gli avvocati Leopoldo Marchese, Bernardo Marasco, Francesco Pagliuso, Gianfranco Barbieri) cui, in attesa della liquidazione che avverrà in sede civile, è stata riconosciuta una provvisionale di 5.000 euro ciascuna.

Rispondevano invece di reati minori, quali il favoreggiamento o le minacce, gli altri quattro infermieri imputati: Antonio Torcasio, condannato a due anni e quattro mesi; Pasquale De Vito, che ha avuto 8 mesi; Vincenzo Roperto, cui è stato inflitto un anno; e Mirella Trunzo, condannata a quattro mesi (agli ultimi tre sono stati concessi i benefici della sospensione condizionale della pena e non menzione nel casellario giudiziale).

Nove in tutto gli imputati coinvolti nell’inchiesta (per due di loro si sta celebrando il dibattimento), partita alla fine del 2006, a seguito di un’informativa cui diede input la stessa direzione sanitaria dell’ospedale, e condotta dai poliziotti del Commissariato di Lamezia Terme con la direzione del sostituto procuratore della Repubblica Alessandra Ruberto.

Gli inquirenti misero assieme diversi elementi probatori, comprese le dichiarazioni accusatorie rese dalle persone offese, la cui attendibilità venne accertata con un’apposita consulenza psichiatrica, ma anche acquisizione di tabulati, intercettazioni ambientali, documenti relativi agli orari di servizio degli indagati, e dichiarazioni incrociate di persone informate sui fatti. Elementi tali da chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari, Chiara Ermini, un’ordinanza di custodia cautelare che, il 13 agosto del 2007, portò in carcere Casalinuovo, e agli arresti domiciliari Masi ed un altro infermiere, Pino Franco.

Gravissime le imputazioni complessivamente contestate, che vanno dalla violenza sessuale pluriaggravata, alla somministrazione alle vittime (quattro delle quali di età compresa tra i 20 e i 30 anni) di sostanze psicotrope non prescritte, alla violenza psicologica, minacce e favoreggiamento. Un quadro accusatorio che descrive un reparto degli orrori in cui le pazienti sarebbero state sedate per evitare ribellioni e poi violentate, per un lasso di tempo, partito dal 2004, caratterizzato dalla serialità degli abusi ai danni della medesima vittima, e dei comportamenti con vittime diverse.

Chiuso oggi il primo grado nei confronti dei primi sette imputati (fra gli avvocati impegnati Francesco Gambardella, Giuseppe Spinelli, Francesco Fodaro, Fabrizio Falvo, Antonio Larussa), per i due rimasti, Pino Franco e Francesco Scarfò, la prossima udienza davanti al Tribunale collegiale di Lamezia Terme è fissata il 20 marzo.
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2009/02/23/153566-sette_condanne_violenze_ospedale.shtml

4 commenti:

  1. volevo dirti che domenico casalinuovo è il primo in alto. purtroppo so chi è.

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    1. ho subito violenze da questi "signori"tra il primo e il 10 agosto del 91 ....avevo solo 15 anni. sono viva per miracolo ......


      gli auguro che i loro figli torcano il volto da loro li rinnegano come padri ,come uomini e che finiscono nel regno dei senza dio.....per tutto il male che mi hanno fatto ...... ero solo una bambina .

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    2. sto cercando di far modificare la legge sulla pedofilia....se tolgono la prescrizione dovranno dire anche loro"TI PREGO,BASTA" non hanno avuto nessuna pietà ...fossi in loro comincerei a tremare come tremavo io allora. MALATI.indegni di portare il camice bianco e di stare al mondo.spero che lo leggano e spero di rivederli al processo.PERCHE NON E FINITA QUA

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  2. mi spiace, certe cose non dovrebbero accadere. I malati sono loro. Gli darei l'ergastolo altro che 8 miseri anni. Approfittare di ragazzine indifese: vergogna!

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