
Villa Sant'Anna. Condannati tre camici bianchi Villa Sant'Anna. Condannati tre camici bianchi
L'accusa è concussione. I condannati sono tre medici. E sono Antonio Rocco Mancini che dovrà scontare una pena di tre anni di reclusione; Arturo Pegorari condannato a due anni e otto mesi di reclusione; e Gregorio Paglianiti di Vibo Valentia condannato a due anni e otto mesi di reclusione. Assolto invece un altro medico, il dottor Francesco Frontera, perchè il fatto non sussiste. Lo ha deciso ieri pomeriggio il Tribunale catanzarese in composizione collegiale (presidente Camillo Falvo, a latere Emma Sonni e Assunta Maiore) che ha inoltre condannato Mancini alla pena accessoria dell'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, e Pegorari e Paglianiti alla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per due anni e otto mesi.
Il collegio giudicante ha inoltre dichiarato, per il reato di truffa aggravata, il non doversi procedere nei confronti di Mancini, Pegorari e Paglianiti perchè il reato è estinto per prescrizione. Una sentenza che mette fine ad un processo, iniziato ormai da parecchi anni, e che ha scontato ritardi nell'espletamento dell'iter a causa di ripetute modifiche nella composizione del collegio giudicante.
Ieri l'ultima udienza: prima di passare la parola al pubblico ministero Luigi de Magistris per la requisitoria, il collegio giudicante, accogliendo le eccezioni della difesa, ha dichiarato l'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Poi il pubblico ministero ha chiesto le condanne per tutti: in particolare, la condanna ad un anno e sei mesi per Frontera (difeso dall'avvocato Rosario Chiriano): quattro anni e sei mesi per Mancini (difeso dagli avvocati Macino e Nunzio Raimondi); tre anni e sei mesi per Pegorari (difeso dagli avvocati Nicola Cantafora e Massimo Ermenegildo Scuteri); tre anni per Paglianiti.
I difensori degli imputati hanno invece chiesto l'assoluzione con formula piena per i loro assistiti.
Nella precedente udienza, il Tribunale aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti dei quattro medici, più altri due, accusati di falso e truffa nell'ambito di un'inchiesta su presunte irregolarità nello svolgimento di prestazioni oculistiche nella casa di cura Sant'Anna. Alla prescrizione si era opposto, invece, l'ex direttore sanitario e proprietario della clinica, Francesco Frontera. Che ieri è stato assolto.
I fatti contestati dall'accusa - l'inchiesta è stata condotta dal sostituto procuratore Luigi De Magistris - sarebbero avvenuti tra il 1997 e il 1999. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, i quattro (all'origine i medici coinvolti era sette) avrebbero "spinto" per il ricovero nella clinica privata "Sant'Anna" di persone in condizioni mediche per casi sui quali, invece, si sarebbe potuto evitare il ricovero stesso.
E ciò - sostiene ancora l'accusa - per fare incassare denaro alla struttura privata accreditata con il Servizio sanitario nazionale.
I pazienti soffrivano di varie patologie (tra cui miopia e postumi da cataratta) per cui, a parere dell'accusa, sarebbe bastata una prestazione ambulatoriale. Mancini risponde in qualità di primario del reparto di oculistica della clinica privata; Frontera quale legale rappresentante; Pegorari in qualità di medico in servizio all'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
Luigina Pileggi
Cronaca | venerdì 14 marzo 2008, ore 8.42
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Tre medici condannati. Pretendevano denaro per prestazioni gratuite
"Se voi volete essere operato dovete pagare. Se poi volete andare all'ospedale..." . I pazienti che si recavano a Catanzaro nella clinica privata Villa Sant'Anna (convenzionata con il SSN) per sottoporsi a interventi oculistici, pur andandoci con l'impegnativa del loro medico finivano per pagare somme di denaro. "Un modus operandi che si inseriva in un più ampio contesto di malaffare connotato da una soggezione di carattere generale, determinata dalla particolare condizione di debolezza dei pazienti che necessitavano di cure mediche per la conservazione della vista", hanno scritto i giudici del tribunale penale di Catanzaro nel condannare per concorso in concussione tre medici oculisti (Rocco Antonio Francesco Mancini, a tre anni, Arturo Pegorari e Gregorio Paglianiti a 2 anni e 8 mesi, con interdizione per tutti dai pubblici uffici. Il Pm Luigi De Magistris aveva chiesto 3 anni per Mancini e 3 anni e 6 mesi per i suoi colleghi). Nella sentenza, che è stata emessa in questi giorni (mentre la condanna risale al 13 marzo scorso) i giudici scrivono che nella clinica privata esisteva una forma di concussione ambientale- dove "la richiesta illecita diviene superflua, essendo implicita nell'ambiente" creato dai tre medici oculisti, cioè Mancini quale responsabile del reparto di oculistica della clinica, Pegorari e Paglianiti quali medici che indirizzavano i pazienti a Villa Sant'Anna. Ad inchiodare i medici sono state le testimonianze di due pazienti concussi. Altri testimoni, che avevano reso dichiarazioni nel corso delle indagini preliminari, invece, sono deceduti durante i dieci anni di durata del processo. I testimoni hanno dichiarato di aver corrisposto,"per ciascuno occhio, la somma loro richiesta in contanti e di importo diverso a seconda del tipo della prestazione praticata". Le somme variavano dai 400mila fino ad un milione e seicentomila delle vecchie lire. La dazione di denaro, è scritto nella sentenza, "avveniva all'atto delle dimissioni o, successivamente, in occasione delle visite di controllo effettuate presso lo studio privato del dottor Mancini, ma comunque sempre dopo l'intervento". La causale del pagamento non è stata sempre individuata con certezza dai teste escussi "per la confusione ingenerata dagli stessi medici che, sovente, formulavano in maniera del tutto vaga e generica la richiesta di denaro". A volte parlavano di "rimborso dei costi dei macchinari impiegati", altre volte di spese generali. Costi e spese che, invece, erano già comprese nei rimborsi effettuati alla clinica dall'Asl di Catanzaro. Quanto alle modalità, il pagamento avveniva "per lo più mediante consegna del denaro direttamente nelle mani del medico da cui proveniva la richiesta, oppure depositando la somma in un cestino, nei locali della casa di cura. Al pagamento non seguiva mai l'emissione di alcuna ricevuta fiscale, rilasciata solo raramente ed a seguito di reiterate ed insistenti richieste". I testimoni (persone offese nel processo), scrivono giudici di primo grado, "hanno dichiarato di essere consapevoli di aver pagato somme niente affatto dovute, attesa la gratuità dell'intervento erogato in regime di convenzione. Inoltre hanno dichiarato di sapere, con certezza, che anche tutti gli altri pazienti della clinica avevano e continuavano a seguire la stessa prassi, avendo pagato importi corrispondenti per tipo di intervento". Per i giudici penali, "i pazienti, pur consapevoli della gratuità dell'operazione, si piegavano alla pretesa di denaro, ritenendo che, in caso contrario, non avrebbero potuto usufruire della prestazione in detta struttura". Esisteva, insomma, "una prassi generale di malaffare profondamente radicata e consolidata e tale per cui gli agenti hanno contribuito nel tempo a crearne le premesse, attraverso una intimidazione di ambiente, finalizzata a vincere le resistenze del privato". Uno dei tre condannati, Gregorio Paglianiti, 46 anni, è attivo in politica. Attualmente è presidente di un ente pubblico della Regione, il Parco Regionale delle Serre. Nell'aprile scorso Paglianiti si è candidato sia alle elezioni per il Consiglio provinciale di Vibo Valentia in una lista di fuoriusciti dall'Udeur sia a quelle per il consiglio comunale di San Calogero (VV). Il procedimento ha tratto origine da una indagine svolta sulla gestione dei ricoveri e degli interventi di specialità oculistica nella clinica privata Villa Sant'Anna, accreditata con il SSN. Il legale rappresentante della clinica Villa Sant'Anna, Francesco Frontera, è stato assolto dalle accuse di concorso in truffa e falso ideologico basate su ipotesi investigative, peraltro slegate da quelle per cui sono stati condannati i tre oculisti. Per questi ultimi è caduta, per prescrizione, l'ulteriore accusa di truffa.
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