Donna sana operata di tumore
medico condannato a tre anni
La Corte d'appello conferma la pena per l'anatomopatologo convenzionato col San Paolo
di Gabriella De Matteis
Donna che si sottopone ad
una mammografia La sentenza è stata confermata. L'impianto accusatorio riconosciuto ancora una volta. La Corte d'Appello, così come aveva già deciso il giudice di primo grado, ha inflitto tre anni per falso e lesioni al medico barese Francesco Facilone, di 60 anni. Sul banco degli imputati il professionista è finito perché diagnosticò, sbagliando, un tumore al seno e poi cercò di nascondere l'errore, scambiando i vetrini. I giudici hanno confermato anche la provvisionale di 30mila euro, immediatamente esecutiva, che Facilone dovrà pagare alla paziente, vittima della diagnosi non corretta. Il risarcimento, invece, sarà deciso dal Tribunale Civile.
Il caso, al centro del processo, è quello di un'insegnante barese di 45 anni. E' l'aprile del 2002 quando la signora viene visitata dal medico che prima diagnostica un tumore al seno e poi le illustra la necessità di un intervento chirurgico. La professoressa si fida del dottore e si sottopone all'operazione per l'asportazione di una parte del seno. E' pronta anche a cominciare la terapia antitumorale, prescritta da Francesco Facilone, quando però decide di chiedere il parere di altri medici. Si rivolge allora all'ospedale di San Giovanni Rotondo dove inizia a sottoporsi alla radioterapia. Un passaggio decisivo nella storia, raccontata dall'inchiesta del pubblico ministero Angela Morea. Gli specialisti della struttura sanitaria della provincia di Foggia decidono di approfondire il caso, di avviare altri accertamenti. Non sono molto convinti che la diagnosi, formulata da Francesco Facilone, sia quella giusta.
Chiedono allora di poter analizzare i vetrini che contengono un campione del tessuto prelevato durante l'esame istologico. E proprio a questo punto, secondo l'accusa prima e i giudici poi, la vicenda si complica. Il medico barese cerca di nascondere il proprio errore, scambiando i risultati delle analisi. Dà seguito alla richiesta degli specialisti di San Giovanni Rotondo, ma lo fa inviando, in altri termini, un vetrino che conteneva non il campione di tessuto prelevato alla paziente, ma quello appartenente ad un'altra donna, realmente affetta da una forma maligna di tumore. Francesco Facilone, ha sostenuto il pubblico ministero nell'udienza del processo di primo grado, applicò al contenitore «un'etichetta anomala e pressoché anonima, in quanto scritta a matita e sfornita sia di qualsivoglia numero progressivo sia, soprattutto, dei dati identificativi della persona». Un tentativo di nascondere l'errore che però è naufragato. Lo confermano le indagini della procura ma prima ancora l'esame del Dna, a cui la paziente viene sottoposta e che evidenzia come il campione di tessuto, inviato da Facilone all'ospedale di San Giovanni Rotondo, appartenesse ad un'altra paziente. Il medico ha cercato di difendersi, ma la sua posizione non è stata condivisa né dal giudice di primo grado, né dalla Corte d'Appello. Facilone aveva sostenuto che la diagnosi era comunque corretta. Aveva poi assicurato di non essere stato lui a scambiare i vetrini. Dichiarazioni che non hanno retto al dibattimento.
(06 novembre 2009)
In questo blog NON ESISTE BAVAGLIO e pertanto verranno raccolti e pubblicati tutti i nominativi degli operatori sanitari, che siano essi condannati- rinviati a giudizio o solo indagati. il paziente ha il sacrosanto diritto di sapere nelle mani di chi sta affidando la sua Vita.
Questo Blog nasce per dare una VERA GIUSTIZIA a tutte le vittime dei camici bianchi... al MIO AMATISSIMO GERARDO (clicca qui) ed a tutti i Nostri ANGELI...
Forse visti gli andazzi della "giustizia" italiana.. non potremmo mai dire GIUSTIZIA E' FATTA, e pertanto affinché non vi siano più altri Agnelli mandati al Macello.. memorizzate i nomi e riguardatevi il vostro unico Bene Prezioso = la VITA!!
a noi resta la Coscienza in Pace di aver avvisato
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