Anziani usati come cavie in una clinica
dell’Umbria
Usati come cavie, sottoposti a protocolli non autorizzati, oggetto di test e di somministrazione di prodotti non contemplati nella cartella clinica. Vittime di questi “esperimenti” gli anziani non autosufficienti ricoverati in un clinica dell’Altotevere, in Umbria. Ad insospettire i familiari degli anziani, ricoverati a seguito di delicati interventi neurologici, sono stati degli “strani” prelievi di sangue che precedevano o seguivano la somministrazione di alcune pillole e le “stranezze” notate nel comportamento degli anziani a seguito dell’ingestione delle compresse. A quel punto l’allarme si diffonde e si scopre così che anche ad altri pazienti erano state somministrate le stesse pasticche conservate nella medesima sacchetta. Scattano le denunce e l’inchiesta dei Nas Si tratterebbe di sostanze somministrate su pazienti di una certa età, fa capire il legale di uno dei pazienti, Paolo Panichi, solo con l’obiettivo di testare le reazioni sull’organismo degli assuntori, valutare le conseguenze e tutto quello che, per l’appunto, serve per sperimentare gli effetti. “Ci siamo sentiti indifesi, a pezzi, ignari di cosa ci stava capitando – ha raccontato uno degli anziani -. E la cosa che ci amareggia è che ancora, a distanza di tempo, io non so esattamente cosa sia stato somministrato con precisione e perché”. Dalla clinica ammettono e fanno sapere che si tratta di un farmaco non italiano, per verificarne l’effetto sul risveglio neurologico. Un complesso ormonale, dicono, che non avrebbe effetti sulla salute dei pazienti. Si vedrà. Intanto, il primo giugno è fissato il dibattimento e in quella sede verrà esposto, con dovizia di particolari, come sono andate le cose nella struttura dove alcuni pazienti ignari si sono ritrovati a fare da cavie.
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Usati come cavie, sottoposti a protocolli non autorizzati, oggetto di test e di somministrazione di prodotti non contemplati nella cartella clinica. Oggetto di questi “esperimenti” inconsapevoli anziani non autosufficienti ricoverati nella clinica Prosperius Tiberino situata sull’Altotevere, un istituto a partecipazione pubblica che vede tra i soci anche Enti locali e la Asl e che “rappresenta – si legge sul sito dell’istituto – una delle prime sperimentazioni gestionali, miste pubblico-privato, come previsto dal Ministero dellaSanità”. Ad insospettire i familiari degli anziani, ricoverati a seguito di delicati interventi neurologici, sono stati degli “strani” prelievi di sangue che precedevano o seguivano la somministrazione di alcune pillole e le “stranezze” notate nel comportamento degli anziani a seguito dell’ingestione delle compresse. A quel punto l’allarme si diffonde e si scopre così che anche ad altri pazienti erano state somministrate le stesse pasticche conservate nella medesima sacchetta.
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