ma ormai peruginizzato, 53 anni, è pronto a contrattaccare.
Il medico accusato di aver eseguito tre aborti al di fuori della legge e in una struttura pubblica, l’ospedale di Castiglione del Lago, ha avuto un incontro, ieri mattina, con i suoi difensori, gli avvocati Fernando Mucci e Gianluca Bisogno ed ha messo i paletti alla strategia difensiva, rispetto alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini che gli è stato inviato dal sostituto procuratore Sergio Sottani. La prima mossa che verrà fatta dalla difesa riguarderà la nomina di un consulente tecnico di parte, un medico legale, magarispecializzato in ginecologia ed ostetricia, al quale consegnare le cartelle cliniche delle tre donne,che già sono negli atti dell’inchiesta, donne che si ipotizza siano state sottoposte agli interventiabortivi. Il ginecologo, infatti, proclama la correttezza del proprio operato, con gli interventi effettuatinella struttura pubblica, con tanto di ecografie e di altri esami, eseguiti da altri professionisti edunque sottoposti al controllo anche di altri medici. Per l’accusa gli interventi sarebbero stati eseguiti oltre il limite dei novanta giorni con documentazione falsa o fatti apparire come aborti terapeutici. Gli argomenti difensivi, invece, sono chiari e netti: gli aborti sono stati tutti di tipo terapeutico, previsti dalla legge; sono stati eseguiti in una struttura pubblica e dunque senza alcun vantaggio economico del ginecologo; le accuse, insomma, sono senza alcuna sussistenza. “Ci meravigliamo di come le accuse - spiega l’avvocato Mucci - non siano state supportate da alcuna consulenza tecnica sia pure di parte dell’accusa...”. Chiaro che la difesa non solo nominerà un consulente di parte, ma chiederà anche che venga effettuata, al momento opportuno, una perizia di ufficio. In maniera che ci siano tutte le garanzie per la difesa. E’ probabile che già fin da oggiMucci e Bisogno si presentino in procura dal pubblico ministero Sergio Sottani per mettersi a disposizione per un interrogatorio; davanti al magistrato, comunque e non davanti alla polizia giudiziaria. E intanto si sta preparando anche una memoria difensiva per dimostrare che tutte le accuse sono insussistenti. Già perché il ginecologo non solo è accusato di aborti clandestini, ma anche di ricettazione e peculato. Per una serie di oggetti (dalle farfalline per le flebo ai lettini ginecologici, dalle poltrone ai portapresidi, dalle siringhe monouso ai carrelli) che sarebbero provenienti da strutture pubbliche, dove sarebbero stati sottratti. Anche sotto questo profilo il ginecologo si difende, sostenendo che è materiale risalente a molti anni indietro quando lo studioera gestito con altri medici. Commenta l’avvocato Mucci: “Sono pienamente d’accordo con quanto ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità Riommi e che, se ci trovassimo davanti ad un fatto provato, si tratterebbe di un caso particoalrmente grave. Se, però...”. L’Asl 2, chiaramente, ha aperto una inchiesta interna per far luce su vari aspetti di questa vicenda Il dottor Michele Saporito si è laureato all’Università di Perugia nel 1983 e quindi si è specializzato in Ginecologia ed Ostetricia nella stessa sede universitaria nel 1998. Lavora presso l’Asl 2 di Perugia dal 1987 prestando la propria opera sia all’ospedale di Città della Pieve che a quello di Castiglione del Lago come dirigente medico. Effettua attività libero professionale extramoenia nei propri ambulatori a Castiglione del Lago e a Chiusi. Oltre alle visite ostetrico-ginecologiche svolge anche ecografie ed ecodoppler fetali e, nello studio di Castiglione del Lago, effettua anche mammografie e mineralometria ossea computerizzata. Infine una curiosità: il dottor Saporito, nel tempo libero, segue per passione l’attività calcistica giovanile di alcune squadre locali
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"Così di nascosto hanno fatto morire
i miei due bambini"
La denuncia dell’albanese costretta a non diventare madre. Sotto accusa il ginecologo e il marito
Perugia, 25 maggio 2010 - "Ricordo che il mio convivente si presentava (nella stanza di ospedale, ndr) alle 17.30 piangendo e dicendomi che i bambini non stavano bene e quindi li avevo persi. Capivo che avevo perso i bambini da quello che mi aveva detto il mio convivente. Faccio presente che pur non capendo bene la lingua italiana sono in grado di capire il senso di un discorso e quando avrei capito, se qualcuno lo avesse detto, che i bambini stavano male e quindi avrei dovuto abortire. Credo che il mio convivente sia stato d’accordo con i dottori dell’ospedale per farmi abortire. Dico anche che il mio convivente non voleva che io portassi avanti la gravidanza in quanto prima di questi fatti mi diceva che non voleva bambini".
È in un pezzo di carta lo strazio di M., l’albanese di 24 anni che ha denunciato di essere stata sottoposta inconsapevolmente all’aborto dei suoi gemelli. Dietro a un freddo verbale di sommarie informazioni c’è il rammarico di una donna alla quale è stato negato di diventare mamma. Un fatto per il quale il medico, il dottor Michele Saporito, è indagato insieme al marito convivente della donna, Ljatif Miftari nell’ambito dell’inchiesta dei militari della salute che hanno contestato ad alcuni operatori sanitari anche l’accusa di peculato per aver prelevato dall’ospedale presidi medici poi ceduti o rivenduti al dottor Saporito.
Mersida racconta in particolare di essere rimasta incinta i primi giorni di novembre 2008 e di essere stata visitata per la prima volta il 17 gennaio 2009. In quell’occasione spiega che "i dottori asserivano che andava tutto bene". Il successivo 27 gennaio però il marito la riporta in ospedale "mi aveva detto che dovevo fare una seconda visita di controllo". Ma i dottori le dissero che non doveva mangiare nulla e la fecero stendere su un letto, assegnandole una stanza. Ad un certo punto però la vanno a prendere: "Mi portavano in un’altra stanza dove mi facevano distendere e mi inserivano un ago nel braccio sinistro per anestetizzarmi. Alle 10 mi svegliavo che ero ancora nel dormiveglia". E senza sapere che non c’era più vita dentro di lei.
"Alle 16 — racconta ancora — veniva un dottore che mi faceva un’altra puntura e dopo due ore mi faceva uscire". Secondo i carabinieri del Nas la giovane donna è stata costretta ad abortire contro la sua volontà perché non conosceva la lingua italiana e quindi le è stato fatto firmare il consenso informato senza l’ausilio di un interprete. Ma quello di Mersida non sarebbe l’unico aborto clandestino che viene imputato al dottor Saporito. C’è anche la vicenda di una donna alla quale sarebbe stato consigliato di recarsi al pronto soccorso lamentando perdite di sangue per poter praticare l’interruzione di gravidanza, senza l’osservanza delle modalità previste dalla legge di un’altra ragazza straniera che fu fatta abortire senza aspettare i sette giorni previsti. Quest’ultimo caso è stato ricostruito grazie alle intercettazioni telefoniche sulle utenze fisse e cellulari del medico inquisito.
La telefonata è del 18 settembre 2009 quando Saporito chiama il reparto di ginecologia dell’ospedale di Castiglione del Lago dove lavora e chiede "un’interruzione di gravidanza urgente... poi la visita anestesiologica poi la pigliamo di là... urgente... lei è dodici... è dodici settimane e sei giorni". Poi il medico si corregge: "No, aspetta con la storia che non si ricorda quando ha avuto le mestruzioni... però con l’ecografia è nove settimane e cinque giorni". Dalle telefonate spiate emerge uno spaccato sociale di continui ricorsi al professionista da parte di donne ma anche e spesso mariti e fidanzati o amanti che chiedono di praticare subito un’interruzione di gravidanza.
Erika Pontini
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Diffidate da questo ginecologo, mia figlia è nata con una grave cardiopatia congenita, ha rischiato di morire solo perchè non le era stata diagnosticata (malattia assolutamente diagnosticabile in morfologica) da questo pseudo-venale-medico.
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