Iniezione contro volontà della donna, medico condannato
Quattro mesi di reclusione inflitti ad un medico di Specchia per violenza privata. La donna, sua domestica, fu ricoverata in rianimazione a Tricase. Inizialmente s'era proceduto per lesioni colpose
Il pronto soccorso del "Panico" di Tricase. Qui fu condotta la donna, dopo il malore. |
TRICASE – Quattro mesi di reclusione ed il risarcimento dei danni alla parte civile, oltre ad una provvisionale di mille e 200 euro. E’ questa la condanna inflitta ad un medico di Specchia, Giuseppe Scupola, dal giudice del Tribunale di Tricase, Maria Pia Verderosa. Inzialmente si era proceduto per lesioni dolose, ma il Tribunale ha riqualificato il reato in violenza privata. Il medico è stato trascinato davanti al giudice da una sua ex domestica, a causa di alcune infiltrazioni di Depo Medrol (a base di cortisone) che le avrebbero provocato l’effetto contrario a quello desiderato, tanto da finire in rianimazione. La donna, Cinzia Greco, era difesa dall’avvocato Cosimo Casaluci, il medico dal legale Angelo Pallara.
I fatti risalgono al settembre 2007. Secondo quanto esposto dalla presunta vittima, il 14 settembre di quell’anno, il medico, su richiesta della stessa donna, all’epoca domestica presso l’abitazione del professionista, le fece un’infiltrazione sottopelle per un dolore alla mano. Ma subito dopo, la donna avrebbe accusato un dolore tale, da culminare nella perdita temporanea della funzionalità dell’intero braccio sinistro. Il giorno successivo, dopo una notte trascorsa tra i dolori, intorno alle 8,30, la domestica si recò comunque al lavoro.
Il medico l’avrebbe rassicurata, dicendole di non preoccuparsi, spiegandole che si sarebbe trattato di un problema di cervicale e che un’altra infiltrazione le avrebbe fatto passare ogni problema. La colf si sarebbe però rifiutata, dopo le vicissitudini patite, ma, intorno alle 11 di quello stesso mattino, secondo quanto da lei esposto nella denuncia, il medico si sarebbe riproposto di visitarla.
Ma a quel punto, la donna, che era di spalle, poiché stava pulendo alcune verdure, dopo aver ribadito di non volere altre infiltrazioni, ne avrebbe comunque subita una contro la sua volontà, tra il collo e la spalla. E dopo di ciò, un malore, tanto che lo stesso professionista, insieme alla moglie, la soccorsero, conducendola nel pronto soccorso di Tricase. I sintomi: tachiaritmia, mancanza di respiro, dolore forte al petto.
Presso l’ospedale “Cardinale Panico”, i sanitari, dopo una tac d’urgenza, diagnosticarono uno pneumotorace iatrogeno. L’infiltrazione che l’ex domestica sostiene di non aver mai richiesto, le avrebbe procurato una lesione al polmone. Condotta in rianimazione, vi rimase per quattro giorni. Altri dieci giorni nel reparto specialistico, prima di essere dimessa.
Il dottor Antonio Carusi di Brindisi, consulente incaricato dal pm che aveva in mano il fascicolo, Maria Consolata Moschettini, ha evidenziato la responsabilità del medico nella praticare l’infiltrazione. I testi (consulente di parte della donna, due medici ed altre persone) hanno confermato la dinamica dei fatti, rispetto a quanto evidenziato dalla donna nella sua denuncia. Il consulente della difesa, Alberto Tortorella, da parte sua, non avrebbe a sua volta escluso lo pneumotorace iatrogeno. Questa mattina, dunque, la sentenza. Le motivazioni della condanna saranno depositate entro 60 giorni.
I fatti risalgono al settembre 2007. Secondo quanto esposto dalla presunta vittima, il 14 settembre di quell’anno, il medico, su richiesta della stessa donna, all’epoca domestica presso l’abitazione del professionista, le fece un’infiltrazione sottopelle per un dolore alla mano. Ma subito dopo, la donna avrebbe accusato un dolore tale, da culminare nella perdita temporanea della funzionalità dell’intero braccio sinistro. Il giorno successivo, dopo una notte trascorsa tra i dolori, intorno alle 8,30, la domestica si recò comunque al lavoro.
Il medico l’avrebbe rassicurata, dicendole di non preoccuparsi, spiegandole che si sarebbe trattato di un problema di cervicale e che un’altra infiltrazione le avrebbe fatto passare ogni problema. La colf si sarebbe però rifiutata, dopo le vicissitudini patite, ma, intorno alle 11 di quello stesso mattino, secondo quanto da lei esposto nella denuncia, il medico si sarebbe riproposto di visitarla.
Ma a quel punto, la donna, che era di spalle, poiché stava pulendo alcune verdure, dopo aver ribadito di non volere altre infiltrazioni, ne avrebbe comunque subita una contro la sua volontà, tra il collo e la spalla. E dopo di ciò, un malore, tanto che lo stesso professionista, insieme alla moglie, la soccorsero, conducendola nel pronto soccorso di Tricase. I sintomi: tachiaritmia, mancanza di respiro, dolore forte al petto.
Presso l’ospedale “Cardinale Panico”, i sanitari, dopo una tac d’urgenza, diagnosticarono uno pneumotorace iatrogeno. L’infiltrazione che l’ex domestica sostiene di non aver mai richiesto, le avrebbe procurato una lesione al polmone. Condotta in rianimazione, vi rimase per quattro giorni. Altri dieci giorni nel reparto specialistico, prima di essere dimessa.
Il dottor Antonio Carusi di Brindisi, consulente incaricato dal pm che aveva in mano il fascicolo, Maria Consolata Moschettini, ha evidenziato la responsabilità del medico nella praticare l’infiltrazione. I testi (consulente di parte della donna, due medici ed altre persone) hanno confermato la dinamica dei fatti, rispetto a quanto evidenziato dalla donna nella sua denuncia. Il consulente della difesa, Alberto Tortorella, da parte sua, non avrebbe a sua volta escluso lo pneumotorace iatrogeno. Questa mattina, dunque, la sentenza. Le motivazioni della condanna saranno depositate entro 60 giorni.
(martedì 14 giugno 2011)
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