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mercoledì 28 luglio 2010

CONDANNATI DI SUMMA MICHELE , GIUSEPPE POLETTI , ODASSO LUIGI , MOLINETTE DI TORINO

Michele Di Summa

09/10/2009 - IL CARDIOCHIURURGO ARRESTATO NEL 2001 VISTO IN GRAN SEGRETO AL MAURIZIANO

Di Summa ritorna in sala operatoria

I medici rassicurano: "Ha osservato
a distanza senza operare"

MARCO ACCOSSATO

TORINO

«Michele Di Summa è tornato a operare. Lo hanno visto al Mauriziano in sala operatoria». La voce circolava ieri, insistentemente, in più di un ospedale torinese. Il cardiochirurgo finito in manette per tangenti nel 2001, radiato nel 2003 dall’Ordine dei Medici e poi reintegrato, «è tornato in gran segreto», si diceva ieri.

Vero, Di Summa è entrato tre volte in sala operatoria al Mauriziano. «Ma non per operare - spiegano al Mauriziano -. Il professore ha semplicemente assistito a interventi di persone che aveva seguito in passato, prima delle vicende giudiziarie». Michele Di Summa, precisano anche in Cardiochirurgia al Mauriziano, «ha osservato a distanza, con l’autorizzazione della direzione sanitaria».

In teoria, il professore potrebbe oggi tornare a lavorare in ospedale, ma la Regione ha sempre sostenuto che «non sarà reintegrato in nessuna struttura pubblica».

FONTE





Torino, Di Summa fu intercettato dagli investigatori
della Procura
. Oggi l'interrogatorio
Tangenti a cardiochirurgia
i medici traditi dal telefono
E il prof disse: "Quando porti
quei centomila euro?"
di MEO PONTE

TORINO - L'intercettazione telefonica è dell'ottobre scorso. Il professor Michele Di Summa è al telefono con un misterioso interlocutore, un personaggio estraneo al mondo ospedaliero. "Quando mi porti quei centomila euro? Ne ho bisogno entro Natale..." chiede il cardiochirurgo ignaro di essere ascoltato dagli investigatori della Procura della Repubblica che ora stanno cercando di capire se quella richiesta di denaro si inserisca nella loro inchiesta sulle tangenti pagate a Di Summa e al suo collega, il professor Giuseppe Poletti, entrambi arrestati lunedì mattina con le accuse di turbativa d'asta e concussione.
"Avevamo chiesto l'arresto dei due cardiochirurghi giovedì scorso, ma le notizie apparse su "Repubblica" ci hanno costretto ad accelerare i tempi - ha spiegato il sostituto procuratore Paolo Toso, il magistrato che coordina l'inchiesta - abbiamo anticipato le perquisizioni e interrogato i due indagati le cui risposte non solo non hanno alleggerito la loro posizione, ma, anzi, l'hanno aggravata...".

Ad incastrare i due noti cardiochirurghi sarebbe stata infatti una semplice domanda del pm su una loro conversazione telefonica con Pier Giorgio Martinetto, il rivenditore delle protesi cardiache della Sorin di Saluggia, l'uomo che ha rivelato di aver pagato a Di Summa e Poletti 750 milioni di lire di tangenti in soli due anni. Al telefono i due professori insistevano con Martinetto: "Quando ci porti quei documenti?". Al magistrato che chiedeva di quali documenti si trattasse, i due hanno risposto: "Quelli relativi agli appalti per il 2003".

Sfortunatamente per i due, il pm Toso aveva già accertato che la
documentazione relativa al futuro bando per la fornitura di protesi cardiache era già stata consegnata da Martinetto diverso tempo prima. E d'altronde la risposta del rivenditore alle sollecitazioni dei due professori lasciava poco spazio all'immaginazione. "In questo momento sono senza soldi...".

In precedenza Di Summa e Poletti avevano sfruttato anche una insignificante anomalia degli ossigenatori forniti all'ospedale sempre da Martinetto. "Dalle Molinette sta per partire una lettera di lamentele diretta al costruttore, la Sorin - avevano detto i due al rivenditore - potremmo evitare qualsiasi conseguenza, bastano 120 mila lire per ognuno dei 750 ossigenatori che ci devi consegnare...". Alla Sorin la lettera era comunque arrivata, ma il tecnico inviato a Torino per verificare il funzionamento degli apparecchi era stato misteriosamente rispedito a Saluggia.

Ora Di Summa e Poletti, che domani compariranno davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia, attraverso i loro legali si dicono del tutto innocenti e vittime di un complotto. Resta da spiegare perché il 1 novembre, il giorno della pubblicazione su "Repubblica" della notizia dell'inchiesta che li riguardava, Poletti si sia precipitato alle Molinette, entrando da un ingresso secondario, e si sia chiuso nel suo ufficio dove aveva febbrilmente lavorato al computer. "È uscito portandosi via qualcosa sottobraccio", ha raccontato agli investigatori un testimone.

Che i due cardiochirurghi stessero cercando di far sparire le prove dei soldi incassati, d'altronde, era apparso evidente anche dall'intercettazione fatta al Tio Pepe, il bar di fronte all'ospedale, dove il 30 ottobre i due avevano incontrato Martinetto dicendogli: "Sei pazzo a parlare di soldi al telefono? Se siamo intercettati finiamo tutti nella m.". L'inchiesta sulle mazzette ai due professori si affianca a quella già aperta dal pm Toso sulle valvole cardiache brasiliane che hanno causato una morte a Padova e altre nove a Torino.

(6 novembre 2002

FONTE


Tangenti alle Molinette. Arrestati due noti cardiochirurghi

Torino, 04-11-2002

Arrestati. Con l'accusa di concussione sono finiti in manette Michele Di Summa

e Giuseppe Poletti, cardiochirurghi dell' ospedale Molinette, al centro di un' inchiesta per tangenti.

Il professor Michele Di Summa, direttore della Cardiochirurgia alle Molinette e della scuola di specializzazione, oltre che responsabile del centro trapianti della regione Piemonte, e il suo collega Giuseppe Poletti, responsabile della seconda camera operatoria della Cardiochirurgia, erano entrambi indagati per le presunte mazzette sulla fornitura di valvole cardiache nell' ambito dell' indagine coordinata dal procuratore capo di Torino Marcello Maddalena e dal sostituto Paolo Toso.

Secondo l'accusa i due primari avrebbero preteso tangenti (nei giorni scorsi si è parlato di circa 750 milioni di vecchie lire) per assegnare, in quanto componenti della commissione aggiudicatrice, la fornitura di valvole cardiache a due società. Una delle due sarebbe la For.Med di Padova, che commercializzava in Italia le protesi risultate difettose della brasiliana Tri-Techonologies. L' altra sarebbe la torinese Ingegneria Biomedica, che forniva le valvole di alta qualità della Sorin di Saluggia, società del gruppo Snia.

A guidare gli inquirenti sulla pista giusta, le rivelazioni di un manager della Ingegneria Biomedica, oltre a quelle di una fonte "coperta" e ad intercettazioni telefoniche. Dopo essere stati interrogati venerdì scorso, e dopo le perquisizioni a casa e negli uffici del reparto, Di Summa e Poletti, che sono anche docenti universitari, oggi erano regolarmente al lavoro alle Molinette. Stamane Di Summa, considerato uno dei "luminari" della cardiochirurgia in Piemonte, ha eseguito anche un delicato intervento al cuore su uno dei pazienti in lista di attesa.

FONTE


Tangenti alle Molinette. Avvocato accusa: si pagava anche per affrettare un trapianto di reni

Avidità senza fine, come le liste dei pazienti in attesa di un trapianto. E così, nell'ospedale torinese Molinette, la corruzione avrebbe riguardato anche la gestione degli interventi di trapianto renale.

L'avvocato Enzo Manzon, accusato nell'estate del 2000 per millantato credito, oggi, di fronte al procuratore Giuseppe Ferrando avrebbe confermato di aver ricevuto 25 milioni, divisi in due tranche, da consegnare all'ex direttore generale Luigi Odasso per guadagnare posti nella lista degli ammalati in attesa di trapianto di reni.

"Oggi mi sono presentato spontaneamente avendo la massima fiducia nella giustizia. Ho preferito affrontare a testa alta - ha dichiarato l'avvocato Manzon fuori dalla procura - In questa situazione sono sicuro di non aver mai millantato alcunché e di essere stato io stesso tratto in errore e in inganno dall'ex direttore generale delle Molinette. Del resto il suo nome, come mio referente e interlocutore, lo avevo già fatto negli interrogatori precedenti". Su questa nuova ipotesi di reato, ora, indagherà la Procura che conduce l'inchiesta sulle mazzette nell'ospedale torinese.

FONTE


Giuseppe Poletti era implicato nello scandalo delle valvole
cardiache difettose: aveva ammesso di aver preso tangenti

Giallo a Torino, morte misteriosa
del chirurgo indagato per le tangenti

Era in cura dopo un infarto. Trovato ai piedi del letto con i fili strappati
Aveva appena incontrato Di Summa, implicato nella vicenda


TORINO - Lo ha tradito il cuore. È morto solo, in ospedale, quando tutti pensavano che fosse ormai fuori pericolo. Erano le sei e mezza di ieri mattina. Il medico del reparto di cardiochirurgia del Mauriziano stava iniziando il giro delle camere. Giuseppe Poletti era caduto sul pavimento a faccia in giù, pigiama addosso, ciabatte ai piedi del letto, tutti i fili scollegati: la flebo e l'elettrocardiogramma. Non hanno nemmeno potuto cercare di rianimarlo.
Fine tragica di un ex cardiochirurgo delle Molinette indagato per corruzione e omicidio colposo. Fine simbolicamente fortissima, una nemesi di geometria perfetta. Perché Giuseppe Poletti, 68 anni, è morto del male che curava. Ed è morto la notte successiva all'udienza preliminare del processo che lo vedeva imputato per lo scandalo delle valvole cardiache difettose.
Aveva ammesso di prendere tangenti. Ma aveva sempre negato di aver tradito il rapporto di fiducia con i suoi pazienti: "Ho operato in buona fede". Di sicuro conosceva benissimo i sintomi del male che lo ha colpito. Infarto. Almeno così sembra. Ma per fugare qualsiasi dubbio è già stata disposta l'autopsia. Il problema è che non ci sono testimoni degli ultimi istanti.
"Non c'è alcun mistero - spiega il direttore sanitario del Mauriziano, Silvio Falco - il professor Giuseppe Poletti è stato ricoverato nel nostro ospedale venerdì 7 luglio. Le sue condizioni erano critiche. Edema polmonare acuto e shock cardiogeno. È stato tempestivamente sottoposto a studio emodinamico, contropulsazione aortica e angioplastica primaria".

Venerdì era in condizioni gravissime. Ma mercoledì mattina, cioè cinque giorni dopo, era stato trasferito dalla terapia intensiva al reparto. Stava meglio. Tanto che Giuseppe Poletti mercoledì pomeriggio ha ricevuto alcune visite. Anche quella di Michele Di Summa, anche lui ex cardiochirurgo delle Molinette, anche lui al centro dello stesso scandalo. "Mi ha chiesto del processo - dice - sembrava in ripresa". Invece è arrivata un'altra crisi. Violentissima.
L'avvocato di Poletti, Cesare Zaccone, proprio mercoledì mattina aveva presentato un certificato medico al giudice: "Ecco perché il mio assistito non può essere presente in aula...". Era l'udienza preliminare. Riguardava il filone d'inchiesta sulle tangenti per la fornitura di materiale sanitario, non ancora quello sul presunto malfunzionamento delle valvole cardiache Tri-Tecnologies.
L'inchiesta risale al novembre del 2002. Ipotesi di reato pesantissime per i due cardiochirurghi. Corruzione, turbativa d'asta ed omicidio colposo: "Per colpa consistita in imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza di leggi, cagionavano il decesso dei pazienti Cicalese Antonia, Nascarella Paola, Appendino Giuseppe, Cavallo Adriana, Stea Antonietta e Della Malva Fioretta...". Così si leggeva nell'avviso di conclusione indagini.
Giuseppe Poletti aveva reagito alla scandalo in silenzio. Era andato a fare il chirurgo su un'isola di Capo Verde, volontario per i frati del Monte dei Cappuccini. Ma era tornato a Torino per i giorni della resa dei conti.

(14 luglio 2006)

FONTE

http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/cronaca/muore-chirurgo-indagato/muore-chirurgo-indagato/muore-chirurgo-indagato.html





Tangenti alle Molinette: Luigi Odasso è libero per scadenza dei termini



Torna libero l' ex direttore generale delle Molinette, Luigi Odasso (nella foto). Il gip di Torino, Patrizia Pironti, ha accolto l' istanza di revoca degli arresti domiciliari per scadenza dei termini, presentata dai legali dell' ex manager sanitario. Odasso era stato arrestato il 19 dicembre 2001 dalla Guardia di finanza, che lo aveva sorpreso, con una telecamera nascosta, mentre intascava una tangente nel suo ufficio delle Molinette.

FONTE

Odasso ora ammette: «Sì, ho ricevuto regali da diversi imprenditori»

Torino: lo scandalo Molinette Odasso ora ammette «Sì, ho ricevuto regali da diversi imprenditori» DAL NOSTRO INVIATO TORINO - «Il sistema delle liste di attesa dei trapianti è blindato, serissimo, al di sopra di ogni sospetto. Ricevevo decine di richieste di raccomandazione, ma non potevo intervenire neppure io che ero il direttore generale delle Molinette. Tanto è vero che dovetti dire di no perfino al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che tentò di aiutare suo nipote bisognoso di un trapianto di fegato. Immaginiamoci, quindi, se mi sarei fatto dare 25 milioni (circa 13.000), per modificare quelle liste». Ha scomodato perfino l' ex capo dello Stato, ieri sera, Luigi Odasso, 54 anni, ex numero 1 del terzo ospedale più grande d' Italia (300 milioni, circa 154.000, di stipendio l' anno), in carcere per corruzione dal 18 dicembre, nel tentativo di difendersi dall' accusa lanciatagli avant' ieri dall' avvocato torinese Enzo Manzon, 42 anni: aver preteso e ottenuto 25 milioni per accelerare l' intervento chirurgico (mai avvenuto) su un operaio di 47 anni in dialisi a Castellamonte. Un colpo di scena, in questa inchiesta in cui 4 persone sono finite in carcere e altre 11 sono indagate. Davanti al sostituto procuratore Giuseppe Ferrando, Luigi Odasso, assistito da uno dei più celebrati legali di Torino, Andrea Galasso, ha esordito: «Lo so, è disdicevole, ma ammetto di aver ricevuto regali da diversi imprenditori. Mai però questo fatto ha comportato danni finanziari o gestionali all' azienda che dirigevo. Non posso comunque accettare neppure il sospetto di essermi fatto pagare per favorire un trapianto. E' un' infamia intollerabile. Di fronte alle insistenze di Manzon, che conosco dal 1996 (quando gli affidai due consulenze), e che continuava a lusingarmi dicendomi che ero un grande manager, passai l' incartamento alla segreteria dell' ospedale perché vedessero se potevano fare qualche cosa. Ma era solo una mossa». Il magistrato ha accolto la richiesta di Odasso: un faccia a faccia con il suo accusatore. Avverrà oggi stesso. E sarà infuocato. Sia perché Odasso non conosce il contenuto della testimonianza di Simonetta Rizzoglio, funzionaria dell' ufficio amministrativo delle Molinette e sua persona di fiducia (Odasso le paga anche una parte dell' affitto di casa, 500 mila lire al mese), sentita ieri per 4 ore. La Rizzogli dall' ex direttore generale ricevette l' incarico di «dare un' occhiata» alla pratica del trapianto e di tranquillizzare il paziente. Sia perché le parole di Enzo Manzon, che per questa vicenda dovrebbe comparire domani in aula (è stato rinviato a giudizio per millantato credito), non lasciano scampo: «Provai ad aiutare un mio cliente. Quando mi diede i 25 milioni (che consegnai a Odasso in due tranche), all' operaio rilasciai regolare ricevuta. E quando capii che non potevo aiutarlo, gli restituii la somma». A dirimere il caso infamante, sarà chiamato oggi Giuseppe Piccoli, preside della facoltà di Medicina, e responsabile dei trapianti renali, che ha scoperchiato il caso. A lui telefonò l' operaio disperato: «Professore ho pagato eppure non mi trovano il rene promesso». Luigi Odasso ieri ha lasciato trasparire che quello che riceveva erano qualche cosa di più che semplici regali: «Un' impresa, la GP, mi ha dato 50 milioni (fino a ieri ne aveva ammessi 30, ndr) e un altro imprenditore, Doninelli, una ventina». Costantino Muscau

Muscau Costantino

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Tangenti alle Molinette. Altri due arresti per presunte busterelle nell'ospedale torinese

L'accusa, ancora una volta, è di corruzione. Le Fiamme Gialle hanno arrestato oggi pomeriggio in ospedale due piccoli imprenditori edili, nell'inchiesta sulle tangenti all'ospedale torinese delle Molinette che ha portato in carcere l'ex direttore generale Luigi Odasso. Gli arrestati sono Piero Lazzara e Tommaso Ferrara, 44 e 38 anni, titolari rispettivamente della Edil Door e di un' altra piccola azienda edile di cui per il momento non si conosce il nome.

In Procura è stato convocato un altro imprenditore, il titolare dell' azienda di ristorazione Ristor Matik, che il pubblico ministero Giuseppe Ferrando vuole interrogare. La Ristor Matik ha costruito e ha in gestione con un' altra azienda il bar delle Molinette.

L'accusa Nel 1999, Lazzara e Ferrara avrebbero versato 10 milioni di lire ciascuno all'ingegnere capo delle Molinette, Aldo Rosso (in carcere da dicembre), per assicurarsi appalti per la manutenzione ordinaria. Di loro avrebbe parlato per primo Angelo Doninelli, titolare della ditta di giardinaggio Tecnogreen, che, con la sua denuncia a ottobre, aveva fornito un importante contributo alle indagini che portarono all' arresto del direttore generale Luigi Odasso; conferme sulle bustarelle sarebbero poi arrivate dallo stesso Rosso.

La ditta di Lazzara, la Edil Door, ha vinto un lotto (valore: 4 miliardi 438 milioni di lire) di un maxi appalto per la manutenzione ordinaria. Ferrara, a capo dell'azienda omonima, non si è aggiudicato il lotto per il quale aveva partecipato alla gara, ma ha ottenuto dalla vincitrice, la Edil Contractors, dei lavori in sub-appalto, che ha diviso insieme a ditte di proprietà di alcuni familiari.

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