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domenica 1 agosto 2010

CONDANNATA GAGGIOLI LICIA , 1ANNO, MEDICO DI BASE, BOLOGNA


SANITA:INFARTO CURATO COME BRONCHITE,MUORE;MEDICO CONDANNATO


(ANSA) - BOLOGNA, 14 GEN - Un medico di base di 51 anni, Licia Gaggioli, e' stata condannata ad un anno per omicidio colposo per la morte di una sua paziente di 64 anni, Giacomina Pierucci, che si presento' - in base all'accusa - con dolori trafittivi al torace e irradiati al braccio sinistro, ma le venne diagnosticata una bronchite anziche' un infarto in atto, infarto che tre giorni dopo la porto' alla morte. Il giudice monocratico di Bologna Manuela Melloni ha condannato il medico anche al pagamento di una provvisionale di 100.000 euro a ciascuna delle due figlie di Giacomina Pierucci. Il Pm Stefano Garuti aveva chiesto la condanna ad un anno. I difensori del medico avevano sostenuto che in realta' la signora riferi' solo di un dolore alla schiena. Il decesso avvenne all'ospedale di Loiano, sull'Appennino bolognese, il 23 agosto 2002. L'infarto - come aveva ricostruito anche il legale di parte civile che assiste i familiari della donna, avv.Francesca Mavilla - le venne diagnosticato solo la sera del 22 al pronto soccorso dell'ospedale, malgrado la Pierucci si fosse fatta visitare a Monghidoro dal medico curante il 20. Le venne diagnosticata una riacutizzazione bronchitica e le vennero prescritti antinfiammatori e miorilassanti. Malgrado questo continuo' ad accusare fortissimi dolori. Il medico il giorno dopo, 21 agosto, prescrisse raggi al torace che vennero fatti in giornata. L'indomani il convivente di Giacomina Pierucci porto' i referti alla dottoressa Gaggioli che confermo' la propria analisi prescrivendo antibiotici. L'uomo - secondo la versione di parte civile - chiese ulteriori esami, ma il medico ripose che la signora non doveva essere ansiosa e che sarebbe guarita a breve. La sera del 22 pero' la situazione precipito' e familiari accompagnarono la donna all'ospedale, dove venne immediatamente ricoverata per infarto miocardico acuto in atto. All' 1.45 di notte cesso' di vivere. Sia il Pm Garuti che l'avv.Mavilla avevano ricordato che la donna presentava diversi fattori di rischio: era ipertesa, dislipidemica (alterazione della quantita' di grassi nel sangue), fumatrice, in eccesso di peso e suo padre era morto per un infarto miocardico acuto a 50 anni. Secondo i difensori pero', non c'erano gli elementi per poter diagnosticare il problema al cuore, visto che la paziente diceva solo di avere male alla schiena. La difesa aveva chiesto l' assoluzione, ricordando anche una sentenza della Cassazione del 2006 con la quale si stabilisce il principio che se non vengono date le informazioni giuste durante la visita non c'e' la colpa del medico. (ANSA).

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Medico accusato della morte di una 64enne

La dottoressa è a processo per omicidio colposo


Era ipertesa, cardiopatica e figlia di un uomo morto a 50 anni d’infarto. Eppure, quando si presentò dal suo medico curante lamentando forti dolori al petto e al braccio sinistro, questo non capì che c’era un infarto in corso. Pensò prima a un’influenza, poi a una broncopolmonite, le prescrisse antinfiammatori poi antibiotici e raggi al torace. Ma non quel semplice esame che avrebbe chiarito la causa di quei sintomi: l’elettrocardiogramma. Non solo, poiché la donna continuava a star male le consigliò di non agitarsi perché sarebbe guarita presto. Ma due giorni dopo la paziente morì. Si spense all’ospedale di Loiano, stroncata, appunto, da un infarto.

IL PROCESSO - Per questo oggi il medico curante, la dottoressa Licia Gaggioli, 51 anni, è a processo per omicidio colposo. A querelarla furono le due figlie della vittima, Giacomina Petrucci, di 64 anni. E il pm Massimiliano Serpi arrivò alla conclusione che «una diagnosi corretta seguita da una terapia adeguata avrebbe quasi certamente escluso il decesso». I fatti risalgono all’agosto 2002 e la sentenza è prevista per il 14 gennaio. Dopo quasi 8 anni: in astratto, dunque, questo è uno di quei casi che, con il cosiddetto processo breve (il ddl che fissa in 2 anni il tempo massimo per chiudere ciascun grado di giudizio) sarebbe finito in un nulla di fatto. Allo stato, comunque, la dottoressa rischia un anno di condanna, come ha chiesto il vpo Stefano Garuti. E come vuole la parte offesa, assistita dall’avvocato Francesca Mavilla, che ha sottolineato come «la dottoressa seguiva la signora da più di 10 anni, per cui il suo comportamento è ingiustificabile». I difensori di Gaggioli, gli avvocati Mario Carpani e Luca Sirotti, sostengono invece che la donna riferì soltanto di un dolore alla schiena.


20 novembre 2009

FONTE

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